Minnesota Starvation Experiment (M.S.E.)

Anno 1944, l’Europa era lacerata dal conflitto bellico più devastante della storia dell’uomo. Le principali città erano rase al suolo, la società civile scossa nelle sue più profonde fondamenta, e milioni di persone erano ridotte alla fame a causa delle difficoltà di reperimento di adeguate quantità di cibo. Per aiutare adeguatamente queste persone, nonché i prigionieri di guerra tenuti in condizioni miserabili, si ritenne opportuno conoscere meglio come la fisiologia umana rispondesse ad una situazione di una severa privazione calorica continuata nel tempo e stilare quindi una sorta di linee guida per gli Alleati al fine di fornire la migliore assistenza alle milioni di persone vittime di fame e carestie.

Da questa esigenza nacque Il Minnesota Starvation Experiment (M.S.E.).
Altrimenti noto come Minnesota Starvation-Recovery experiment, è uno studio clinico effettuato nell’Università del Minnesota tra il 19 novembre 1945 ed il 20 dicembre 1946. Lo studio è stato effettuato per determinare gli effetti fisiologici e psicologici di una privazione del cibo protratta per lungo tempo e l’efficacia delle strategie di recupero da questa situazione.
Ci si chiederà perchè riesumare uno studio di quasi 70 anni fa, con la dovizia di materiali al riguardo molto più recenti e condotti in condizioni tecnologicamente più avanzate. La risposta è che il Minnesota Experiment è ad oggi una pietra miliare degli studi sulla privazione calorica negli esseri umani in quanto è forse l’unico studio al riguardo ove i ricercatori avevano la possibilità di controllare al 100% ogni singolo aspetto dello stile di vita dei loro soggetti in quanto, erano di fatto rinchiusi all’interno del dipartimento.
A qualche anno dal termine dello studio fu pubblicato un poderoso tomo (a cui ne seguì un secondo) di 1350 pagine sui risultati dell’esperimento: The Biology of Human Starvation (tutt’ora aquistabile a 75$ su Amazon). La complessità dello studio è notevole pertanto nel seguito dell’articolo procederò con delle semplificazioni. Non me ne vogliano i puristi della scienza.
Lo studio iniziò con la selezione di 36 volontari scelti tra circa 400, obiettori di coscienza che vennero posti sotto controllo presso l’Università del Minnesota.

Lo studio era diviso in 4 fasi:

  • Periodo di controllo (12 settimane). Periodo dove si è standardizzato l’introito calorico somministrato ai soggetti, ognuno di loro ricevette circa 3200 Kcal di cibo ogni giorno con aggiustamenti in corsa in modo da portare ogni soggetto vicino al proprio peso ritenuto “ ideale” . In aggiunta si eseguirono una serie di test antropometrici, fisiologici e psicologici finalizzati ad inquadrare con precisione la condizione fisica e mentale di ogni soggetto.
  • Periodo di semi digiuno (24 settimane) ad ogni soggetto vennero somministrate in media 1500-1800 kcal ogni giorno, il cibo venne scelto tra quello tipicamente disponibile in Europa alla fine della seconda guerra mondiale. L’attività fisica era moderata.
  • Periodo riabilitazione controllato (12 settimane). I partecipanti vennero divisi in due gruppi principali ed in vari sottogruppi, ad ognuno vennero somministrati integratori vitaminici e proteici al fine di determinare il modo migliore per ripristinare le condizioni fisiologiche pre-digiuno.
  • Periodo di riabilitazione incontrollato (8 settimane). Ai soggetti era consentito di mangiare liberamente, ma quanto e cosa mangiavano era rigorosamente monitorato.

Durante la fase di semi digiuno le (poche) calorie furono somministrate in due pasti per indurre lo stesso livello di stress in tutti i partecipanti, avendo ognuno di loro caratteristiche metaboliche differenti l’introito calorico fu aggiustato in corsa in modo da generare in media una perdita del 25% del peso corporeo iniziale.
OK si dirà, tutto molto interessante ma a noi BB che ce ne importa? Continuate a leggere, molto si può scrivere sui risultati di questo studio e per quel che ci interessa si possono ricavare alcune utili lezioni che di sicuro vi saranno familiari.

Lezione n.1
Lo studio dimostrò che una condizione di semi digiuno protratta nel tempo causò una significativa depressione nei soggetti, che sfociò in reazioni anche molto estreme come l’auto-mutilazione (uno dei soggetti si tagliò tre dita con un ascia, ma non fu in grado di confermare se l’avesse fatto intenzionalmente o no). I partecipanti dimostrarono una crescente ossessione per il cibo, sia durante la fase di semi-digiuno sia durante la successiva fase di riabilitazione. Si registrarono inoltre un calo di capacità intellettive legate al giudizio ed alla comprensione. L’interesse sessuale dei soggetti calò drasticamente (in realtà calò qualsiasi interesse non legato al cibo).
Alcuni dei soggetti manifestarono gonfiore alle estremità, presumibilmente a causa della diminuzione di proteine plasmatiche questa alterazione del gradiente osmotico causa il passaggio di acqua dal sangue nei tessuti.

Lezione n. 2
Molto spesso si sente dire o si legge che per perdere mezzo kg di grasso occorre creare un deficit di 3500kcal. Il M.S.E. dimostrò che questo non è vero: partendo da una quota calorica media di 3200 kcal e dimezzandola a 1600 circa, durante le 24 settimane dell’esperimento i soggetti avrebbero dovuto perdere in media 35kg invece la perdita di peso media fu di 15kg
Inizialmente i soggetti persero peso ad una velocità piu o meno costante attorno ad 1 kg a settimana, ma dopo un po di tempo l’andamento del peso divenne erratico ed imprevedibile e sembrava procedere in improvvisi cali di peso seguiti da un tempo piu o meno lungo di stallo, gli osservatori rilevarono che la ritenzione idrica nei soggetti in alcuni casi era elevata.
Questo si sposa con l’esperienza di molti dieters: piu la dieta è severa, maggiore è la probabilità di sperimentare una forte ritenzione idrica (sebbene su questo fatto è maggiore il materiale di tipo aneddotico piuttosto che scientifico). Ma la teoria assume una certa credibilità se osserviamo la reazione del corpo ad una elevata privazione calorica.
Lo stress cosi indotto causa un aumento incontrollato e cronico del cortisolo. Il cortisolo non è il demonio assoluto, un certo livello è assolutamente necessario per un buon stato di salute ma se tale livello sale troppo e cronicamente, le conseguenze sono negative. Molti studi hanno confermato una certa relazione quasi lineare tra taglio calorico e livelli di cortisolo.
Questo dimostra anche che pensare di calcolare i grammi di grasso persi basandosi sulla favoletta che la differenza tra calorie ingerite e calorie consumate determina la perdita di grasso corporeo è decisamente una scemenza e per estensione di concetto si valuta l’impatto che sedute di cardio steady avrebbero sulla perdita di grasso corporeo se condotte in fascia lipolitica e/o magari a digiuno. In realtà ragionare in questi termini è un nonsenso fisiologico: quello che determina la velocità con cui si perde peso è l’ambiente ormonale metabolico ed enzimatico configurato opportunamente a tale scopo (mediante opportuna dieta ed allenamento) in grado di lavorare 24 ore su 24 e non durante i 40 minutini di cardio.

Lezione n. 3
Il M.S.E. ha mostrato che meno si mangia e meno si deve sempre mangiare per avere qualche risultato in termini di perdita di peso corporeo. I ricercatori scoprirono che dopo il taglio iniziale era necessario aggiustare al ribasso l’introito calorico ogni due settimane (si le due mitiche settimane di cui si sente parlare anche da Tobjorn Akerfield padre dell’ ABCDE) per continuare a indurre la perdita di peso. Alcuni soggetti arrivarono ad assumere 1.000 kcal al giorno per continuare a perdere peso. Partendo dal livello iniziale medio di 3200 Kcal tali soggetti avrebbero dovuto bruciare 2,5 kg di grasso per pareggiare i conti ma ciò non accadeva perchè il metabolismo basale si era abbassato. I ricercatori misurarono un calo medio del 20% del MB verso la fine dell’esperimento che però era del 40% inferiore rispetto ai livelli iniziali dove il peso corporeo dei soggetti era molto superiore.
In molti dei soggetti non fu possibile indurre ulteriori perdite di peso dopo 20 settimane nonostante l’introito calorico ridottissimo.

Lezione n. 4
Durante il periodo di riabilitazione controllato i soggetti vennero divisi in 4 gruppi ai quali vennero somministrate 400, 800, 1200 e 1600 kcal in piu al giorno. All’interno di ogni gruppo ci fu un ulteriore suddivisione dove ad alcuni soggetti vennero somministrati integratori proteici e vitaminici. I ricercatori conclusero che la velocità con cui il metabolismo si rigenera dipende solo ed esclusivamente dalle calorie, il corpo è insensibile a proteine e vitamine per questo scopo necessita solo di energia. Al termine di una dieta, quando cominciate a sentire i craving da carbo e si inizia a perdere il controllo dell’appetito è da stolti pensare di placarlo con beveroni proteici, che avrebbero l’utilità di un due a coppe nella briscola a bastoni. Il corpo cerca energia prontamente assimilabile ed istintivamente ci spinge verso i carboidrati.

Lezione n. 5
Nella successiva fase di riabilitazione incontrollata i soggetti hanno sperimentato il famoso fenomeno del binge e mangiato quantità enormi di calorie per correggere il deficit subito. Un soggetto in un solo giorno ingurgitò 11.500 Kcal. Tutti i soggetti ripresero il loro peso pre- esperimento e in media un 10% addizionale.

Lezione n. 6
Verso la metà dell’esperimento, come sorta di ricompensa, venne somministrato un pasto molto abbondante da 2.300 cal, la mattina dopo molti dei soggetti avevano perso una quantità consistente di peso dovuto ad una massiccia perdita di liquidi sotto forma di urina. Questa esperienza è piuttosto comune tra i dieters che magari per settimane seguono rigidamente il programma ma sulla bilancia il peso non cala di un grammo. Improvvisamente si ha un calo di peso consistente in un tempo piuttosto rapido. La teoria alla base di questo fenomeno detto whoosh manca di una solidità e riscontri scientifici. Alcuni hanno suggerito che gli adipociti che rilasciano velocemente i trigliceridi nel sangue si riempiono di acqua temporaneamente. Successivamente l’acqua viene di colpo rilasciata e gli adipociti calano improvvisamente di volume. Tale circostanza viene di solito sperimentata da coloro che seguono una low carb o keto ciclica e praticano ricariche “ asciutte “. L’ingestione di glucosio in condizioni di deplection causa un suo assorbimento a livello muscolare, trascinandosi dietro una certa quantità di acqua. Non avendone altra disponibile viene “tirata via” quella sottopelle e nel giro di 24 /48 ore si migliora notevolmente nell’aspetto estetico.
Stranamente però anche le ricariche normali sembrano funzionare in tal senso. Lo sbalzo ormonale che causano sembra “ dire “ al corpo che dell’acqua può essere rilasciata.

Domenico Mancini

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