L’Ibutamoren conosciuto anche come MK-677, MK-0677, L-163,191 [2-amino-2-methyl-N-[(2R)-1-(1-methylsulfonylspiro[2H-indole-3,4′-piperidine]-1′-yl)-1-oxo-3-phenylmethoxypropan-2-yl]propanamide] è un agonista sintetico orale non peptidico del recettore GHS (Growth Hormone Secretagogue) della grelina avente azione secretogena del GH poichè mima la pulsatilità del rilascio di tale ormone. Fu sintetizzato nel 1995 dalla Merck e lo scopo terapeutico dell’ibutamoren è di ristabilire la pulsatilità del rilascio del GH in anziani e soggetti deficitari, anche in bambini con deficienza idiopatica di GH.
L’ibutamoren agisce analogamente al GHRP-6 (anche in termini di effetti) poichè il rilascio di GH in entrambi i casi è mediato dallo stesso recettore ipofisario e non sussiste dunque un effetto cumulativo sulla secrezione quando vengono combinati, cosa invece non vera se l’ibutamoren viene combinato con il GHRH in cui la secrezione di GH è notevolmente più alta rispetto a quella ottenuta dai singoli composti ed inoltre aumenta la concentrazione di cAMP intracellulare. La desensibilizzazione dell’ipofisi all’ibutamoren o al GHRP-6 non inficia quella al GHRH, non c’è alterazione della secrezione di GH da parte del GHRH poichè l’attività di quest’ultimo non dipende dall’espressione del recettore GHS. La biodisponibilità orale dell’ibutamoren dovrebbe aggirarsi sul 60% circa, ma può essere più alta se si rende la molecola lipofila. Alla dose di 1mg/kg è stato riscontrato dopo 8 ore un aumento della concentrazione (rispetto ai livelli basali) di GH di ben 9 volte, di solo 2,4 volte quella del cortisolo e del 30% di IGF-1, senza significative alterazioni dei livelli di aldosterone, prolattina, LH e tiroxina. In test più recenti (dove sono stati usati 25mg di ibutamoren e dunque molto meno di 1mg/kg) è stato visto che i livelli di cortisolo libero e totale nonchè l’escrezione urinaria sulle 24 ore non differiva dal gruppo placebo, ma è stato visto che i livelli di IGF-1 aumentavano in maniera dose dipendente e che solo ad alti dosaggi si innalzavano anche i livelli di IGFBP-3.
L’utilizzo di ibutamoren nella prevenzione delle fratture senili non ha dato risultati entusiasmanti seppur miglioramenti sul turnover osseo con l’aumento dell’osteocalcina ci sono stati, ad ogni modo i livelli di IGF-1 e GH risultavano ugualmente più elevati. E’ stato studiato anche l’impatto che avrebbe una supplementazione di ibutamoren sulla qualità del sonno in giovani ed anziani (seppur il campione è ristretto), a 25mg c’è stato un incremento della durata del 50% della fase IV e più del 20% della fase REM rispetto al placebo, mentre negli anziani c’è stato un incremento del 50% della durata della fase REM. Riscontri positivi si sono avuti anche sull’aspetto metabolico, dove test eseguiti su soggetti obesi e in sovrappeso hanno mostrato miglioramenti sulla composizione corporea in trattamenti di media durata.
L’ibutamoren è senz’altro un prodotto interessante sia in campo terapeutico sia in quello sportivo, poichè ha mostrato di funzionare e di farlo in maniera meno problematica rispetto ai secretogeni peptidici, e al pari dei SARM di essere abbastanza selettivo negli effetti, spesso contraffatto dal mercato dei supplementi sportivi “underground”. I dosaggi di utilizzo diffusamente sono 25mg, ma in realtà una media di 0,7mg/kg sono ben tollerati anche se effetti collaterali importanti non si sono mai verificati nemmeno a 1mg/kg, quantomeno nel breve/medio periodo.
Enzo McKloud
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Riferimenti scientifici
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