Glutammina: mito o realtà

glutammato-glutamminaChiunque si interessi del pianeta integrazione, sicuramente prima o dopo sarà venuto a contatto con discussioni riguardo l’efficacia (più o meno reale) della glutammina; da tempo ormai nel web ha preso piede l’idea che l’utilizzo di glutammina per via orale sia completamente inutile ed insensato, ma siamo davero di fronte a questa bufala colossale? La maggior parte delle persone è convinta di si, quando chiediamo ai detrattori di questa molecola perchè la ritengano così inefficace questi tendenzialmente rispondono: “Non esistono studi che supportino l’efficacia di questo prodotto!”. Questa frase mi ha da sempre incuriosito molto, nel ventunesimo secolo ancora non sono stati condotti studi riguardo le proprietà della glutammina? Davvero? Così mi son deciso a fare delle ricerche per conto mio, a vedere io stesso la non esistenza di tali studi, ed indovinate un po? Di ricerche riguardo questo integratore ne son state fatte moltissime, e con questo articolo le condividerò con voi.

Glutammina e Sistema Immunitario

Inizio dalla sua proprietà maggiormente documentata cioè quella di essere in grado di stimolare l’attività immunitaria del nostro organismo.

Il primo studio è stato condotto dall’università di Oxford nel dipartimento di biochimica.[1]
Gli atleti che compiono allenamenti intensi e prolungati o che partecipano a gare di resistenza sono affetti dal rischio di contrarre più facilmente infezioni e malattie a causa di un’immunosopressione. La glutammina risulta essere un importante “carburante” per alcune cellule del sistema immunitario e sembra essere un’efficace immunostimolatore. I livelli di glutammina nel plasma risultano essere sensibilmente bassi dopo un allenamento prolungato, questo sembra contribuire ad un indebolimento del sistema immunitario nel momento in cui tali soggetti vengano a contatto con infezioni opportunistiche. Sono stati quindi investigati gli effetti della glutammina all’interno dell’alimentazione sia a riposo, sia dopo uno sforzo fisico prolungato (in maratoneti). Dei questionari stabilirono l’incidenza di malattie nei 7 giorni successivi l’esercizio fisico, il livello di infezioni era più alto per i maratoneti e i vogatori di alto livello. I livelli di glutammina diminuirono del 20% nell’ora successiva l’allenamento, inoltre si segnala un elevato aumento dei livelli di globuli bianchi avvenuto immediatamente dopo l’esercizio fisico, seguito da una diminuzione del numero dei linfociti. L’utilizzo di glutammina per via orale sembrava avere un effetto benefico sul livello delle successive infezioni. Inoltre il livello dei linfociti T (in particolare T helper e T soppressori ) sono risultati più elevati nei soggetti che hanno assunto glutammina rispetto un placebo.

Il secondo studio è stato svolto in Danimarca, nel dipartimento infezioni e malattie del Copenhagen Muscle Research Center.[2]
L’abilità dei linfociti di proliferare e generare linfochine attivando le cellule killer (LAK) in vitro dipendono dalla glutammina. Dopo lo svolgimento di un’intensa attività fisica, la concentrazione linfocitaria, la loro proliferazione, l’attività delle cellule natural killer, e la concentrazione plasmatica di glutammina, diminuiscono. E’ stato quindi ipotizzato che in relazione all’attività fisica, la diminuzione dei livelli di glutammina possa destabilizzare l’attività immunitaria. Lo scopo di questo studio è dunque quello di investigare l’influenza dell’integrazione di glutammina sui cambiamenti del sistema immunitario indotti dall’allenamento. Il metodo consiste in uno studio incrociato su soggetti che assumono un placebo e soggetti che assumono glutammina, sono stati presi 8 soggetti maschi sani e hanno eseguito 3 sessioni di bicicletta della durata rispettiva di 60, 45 e 30 minuti al 75% del loro VO2max separati da 2 ore di riposo. La concentrazione plasmatica arteriosa di glutammina diminuì da +508/-35 (prima dell’esercizio) a +402/-38 microM 2 ore dopo l’ultima sessione di allenamento nei soggetti placebo, si è invece mantenuto a livelli superiori a quelli pre esercizio nello studio con soggetti che assumevano glutammina. Il numero di linfociti circolanti e la loro proliferazione subì un declino 2 ore dopo rispettivamente, ogni sessione di allenamento, mentre l’attività delle cellule LAK diminuì solo 2 ore dopo il terzo allenamento. L’integrazione di glutammina in vivo alle dosi prescritte, e nei momenti specifici non influenzò questi cambiamenti. Lo studio conclude dicendo che secondo quanto osservato i cambiamenti del sistema immunitario dopo uno stress fisico non hanno a che fare con i livelli di glutammina.

Ok, fermiamoci qui un secondo e analizziamo questi studi, ho volutamente selezionato 2 studi che propongano risultati opposti partendo da presupposti simili, questo perchè non voglio sbilanciarmi ne a favore ne’ contro questo prodotto.

perchè i risultati emersi sono discordanti? Di chi dobbiamo fidarci?

La risposta è di entrambi…

Perchè entrambi hanno ottenuto dei dati attraverso validi sistemi di investigazione e nessuno di questi dati può essere negato, la prima differenza che a me salta all’occhio sono i tipi di cellule investigate; nella fattispecie, nel primo studio sono stati verificati incrementi dei linfociti T natural killer e dei linfociti T-helper, mentre nel secondo studio sono stati investigati i livelli di cellule LAK, attenzione la differenza tra i primi ed i secondi è molto sottile, ma c’è, intanto sono tutte cellule responsabili della risposta immunitaria cellulo-mediata, ma le LAK cells rappresentano la forma attiva dei linfociti natural killer, dopo che i linfociti T-helper hanno prodotto specifiche linfochine per attivarli, il punto è che questi linfociti T Helper producono interleuchine nel momento in cui se ne verifichi l’esigenza; ad esempio in seguito un’infezione virale, è possibile dunque, forse, che sia anche per questo che la concentrazione di linfociti Natural Killer fosse stata rilevata aumentata, ma la loro concentrazione in controparte “attiva” LAK cells no. Inoltre, un altro fattore molto più banale potrebbe determinare i risultati diametralmente opposti di questi 2 studi; cioè il tipo di attività fisica condotta dai soggetti in esame, nel primo studio avevamo atleti di livello alto e medio alto che esiguivano allenamenti MOLTO intensi, nel secondo studio invece dei soggetti (lo studio non specifica se fossero già degli sportivi o meno, ma io non credo visto come si è posto limitandosi a definirli maschi sani) e son stati messi a fare un po di cyclette al 75% del VO2max.

Vi lascio con un ultimo studio[3], molto lungo, che vuole essere il corollario di molti altri studi precedentemente effettuati ed anche su questo baserò le conclusioni che ho tratto riguardo l’utilità di questa molecola in questo specifico ambito, cioè quello della sua utilità come immunostimolante, vi dico subito che di studi sulla glutammina ce ne sono davvero molti, tanti la vedono come efficace ed in grado di aiutare e altrettanti ne concludono un’utilità non maggiore di quella di un placebo, voglio perciò focalizzarmi sugli aspetti su cui questi studi concordano, ovvero la glutammina ha un’efficacia come immunostimolante qual’ora avessimo a che fare con soggetti immunodepressi; mi spiego meglio, la quantità ottimale di glutammina nel plasma, per avere la massima stimolazione linfocitaria, è compresa tra le 100 e le 600 micro moli di glutammina per litro; nel momento in cui la concentrazione di glutammina scenda al di sotto della soglia delle 100 micromoli sono state verificati degli indebolimenti del sistema immunitario, ma quand’è che può avvenire tale immunosoppressione? Beh, in tutti gli studi che ho letto la glutammina si è dimostrata utile come aiuto nel recupero da infortuni od interventi chirurgici, e pensate un po si è dimostrata perfino estremamente efficace nella stimolazione del sistema immunitario nelle circostanze più immunodepresse che possano esistere, cioè i malati di cancro che siano sottoposti a radio e chemioterapie.

La domanda lecita ora è, e io che mi alleno posso trarre beneficio dalla glutammina per garantire la prestanza del mio sistema immunitario?

La risposta è come sempre, dipende… dal tipo di allenamento, dalla sua intensità, dalla sua frequenza, dallo stile di vita del soggetto e dalla sua dieta (infatti in condizioni di restrizione calorica il sistema immunitario potrebbe risentirne ed essere meno reattivo), in generale possiamo concludere che in circostanze di reale stress fisico la glutammina può risultare utile come immunostimolante.

Glutammina e muscoli

Questo studio è stato pubblicato dall’ European Journal of Applied Physiology.[4]
L’obbiettivo di questo studio era quello di dimostrare gli effetti dell’integrazione orale di glutammina combinati con un allenamento di resistenza in soggetti adulti giovani. Da un gruppo di 31 soggetti con età compresa tra i 18 e i 24 anni sono stati causalmente selezionati 2 gruppi, uno riceveva 0,9g di glutammina per kg di massa magra, l’altro un placebo 0,9g di maltodestrine per kg di massa magra, il tutto durante 6 settimane di allenamento di resistenza. Gli esercizi sono stati programmati con una media di 4/5 serie per 6/12 ripetizioni con range d’intensità (credo si riferiscano ai carichi) compresi tra il 60% e il 90%. Le misure di 1RM di squat e panca piana, della coppia sviluppata dall’estensione di picco del ginocchio, la quantità di massa magra, e la quantità di 3-metilistidina (3-MH) nelle urine (indicatore del catabolismo proteico) sono state monitorate prima e dopo allenamento nel corso delle settimane. Entrambi i gruppi incrementarono il loro 1RM di squat di circa il 30% e il loro 1RM di panca di circa il 14%, il gruppo glutammina aumentò la coppia nell’estensione di picco del ginocchio di circa il 6% mentre il gruppo placebo del 5%, il gruppo glutammina aumentò inoltre la massa magra di circa del 2% mentre il gruppo placebo dell’1,7%, per il gruppo glutammina fu rivelata una presenza nelle urine di 3-metilistidina del 41% mentre nel gruppo placebo fu rilevata una percentuale del 56%. Abbiamo concluso che l’integrazione di glutammina non apporta effetti significativi sulle performance muscolari, sulla composizione corporea o sul catabolismo proteico in giovani adulti.

Da questo studio l’unica differenza che è spiccata un po di più agli occhi tra i 2 gruppi è stato il quantitativo di 3-metilistidina rilevata nelle urine, che è risultata leggermente più alta, di un 15% nel gruppo placebo, ancora troppo poco per poter dire che la glutammina aiuti a prevenire il catabolismo proteico? Molto probabilmente si, una differenza così ristretta sembra non essere tenuta in considerazione, magari sarebbe interessante vedere come cambierebbe questa percentuale all’interno di un contesto alimentare restrittivo e ipocalorico.

L’ultimo studio che vi propongo riguarda l’utilità di questa molecola nel catabolismo proteico, proprio nel tentativo di approfondire quanto emerso dallo studio precedente, è preso dal “The american society for national siences”.[5]
La glutammina dovrebbe essere riclassificata come aminoacido condizionalmente essenziale, diventerebbe appunto essenziale all’interno di uno stato catabolico in quanto la spesa metabolica del corpo in termini di glutammina supera la sua sintesi e ridotti livelli plasmatici di glutammina sono associati ad esiti clinici negativi. Dopo un elevato stress, diversi aminoacidi sono mobilitati dal tessuto muscolare per soddisfare le esigenze energetiche. La glutammina è uno degli aminoacidi principali che svolgono questo ruolo. La glutammina si comporta come la fonte energetica favorita di linfociti, epatociti, e delle cellule della mucosa intestinale e viene metabolizzata in citrullina, ammonio e altri aminoacidi. Ridotte concentrazioni di glutammina plasmatica si traducono in minori riserve di glutammina intramuscolare e questa ridotta disponibilità di glutammina all’interno di condizioni cataboliche sembra essere collegata ad una più elevata mortalità. Un incremento delle quantità di glutammina nell’alimentazione di pazienti clinici può infatti ridurne la mortalità. Svariati ed eccellenti esami clinici sono stati fatti per dimostrare l’efficacia dell’utilizzo della glutammina all’interno della dieta, l’aumentata introduzione di questo aminoacido ha dimostrato una minore mortalità dei pazienti affetti da malattie gravi. Questa ricerca verterà sull’importanza dell’integrazione di glutammina in differenti stati catabolici.

Nello studio troverete il suo proseguo che si svilupperà con la citazione di ulteriori studi in diverse situazioni cataboliche, attenzione però, in quest’incipit si è parlato molto di “condizioni cataboliche” ma lo studio in questione non si è riferito prettamente al catabolismo muscolare provocato da un allenamento, bensì al catabolismo proteico e muscolare provocato da una condizione di malattia, la cosa è ben diversa e non dev’essere confusa, nonostante ciò è pur vero che anche degli allenamenti intensi e duraturi mettono il corpo in una condizione temporaneamente catabolica seppur in modo decisamente più lieve rispetto i danni che può causare una patologia infettiva. Tutto ciò continua a dar adito alla mia ipotesi precedente, cioè il fatto che nel primo studio riportato, si sia registrata una differenza lieve nella quantità di 3-metilistidina nelle urine a causa di un’entità catabolica non elevata.

Conclusione

A questo punto, passiamo a trovare il bandolo della matassa, glutammina si o glutammina no? In una cosa sembra che tutti questi studi concordino, cioè l’importanza di una supplementazione di glutammina all’interno di contesti con elevata tendenza catabolica, sicuramente se non vi allenate in modo spropositato e se seguite una dieta equilibrata ed ipercalorica potrete tranquillamente far a meno di questo prodotto, diversamente se state seguendo una dieta particolarmente restrittiva ed al contempo i vostri allenamenti continuano ad essere intensi e duraturi, questo aminoacido potrebbe seriamente esservi d’aiuto non solo per “mettere una pezza” al catabolismo proteico, ma anche per stimolare il vostro sistema immunitario.

Nicola Marini

Riferimenti bibliografici

[1] Linda M. Castell, Eric A. Newsholme, The effects of oral glutamine supplementation on athletes after prolonged, exhaustive exercise. Nutrition, Volume 13, Issues 7-8, Pages 738–742, July–August, 1997. DOI: 10.1016/S0899-9007(97)83036-5

[2] Rohde T, MacLean DA, Pedersen BK, Effect of glutamine supplementation on changes in the immune system induced by repeated exercise. Medicine and Science in Sports and Exercise [1998, 30(6):856-862]. DOI: 10.1097/00005768-199806000-00013

[3] Michael Gleeson, Dosing and Efficacy of Glutamine Supplementation in Human Exercise and Sport Training. J. Nutr. October 2008 vol. 138 no. 10 2045S-2049S

[4] Darren G. Candow, Philip D. Chilibeck, Darren G. Burke, Shawn K. Davison, Truis Smith-Palmer, Effect of glutamine supplementation combined with resistance training in young adults. European Journal of Applied Physiology December 2001, Volume 86, Issue 2, pp 142-149. DOI: 10.1007/s00421-001-0523-y

[5] Petra G. Boelens, Robert J. Nijveldt, Alexander P. J. Houdijk, Sybren Meijer, and Paul A. M. van Leeuwen, Glutamine Alimentation in Catabolic State. J. Nutr. September 1, 2001 vol. 131 no. 9 2569S-2577S

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